Quei dodici giorni di Cipro
Immaginate un Paese senza banche, abituato ad averne e che anzi delle banche ha fatto una delle sue principali “industrie”, dove il fine settimana finisce ma niente torna com’era il venerdì precedente. Arriva il lunedì e le banche non riaprono, gli sportelli – dicono – torneranno a funzionare domani, eppure non è così. File ai bancomat per chi ha una tessera magnetica; pensionati con il libretto cartaceo in vana attesa davanti alle filiali; negozi che tirano fuori i vecchi quaderni per fare la spesa a credito; le merci importate che cominciano a scarseggiare; i carrelli stracolmi ai supermercati perché domani non si sa cosa potrebbe accadere; gli impiegati di banca che scendono in piazza. E’quello che è accaduto in una piccola isola del Mediterraneo, Cipro, dove nel marzo 2013 gli sportelli bancari restarono chiusi per 12 giorni. Quella crisi che sembra fatta solo di indici di borsa e dei numeri dello spread su una lavagna elettronica ha avuto conseguenze impensabili e ricadute sociali immediate. Il servizio è stato trasmesso su “Agenda del mondo”.
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