Il lavoro di documentazione e trasmissione dei fatti alla comunità internazionale, fatti non distorti e snaturati, è il lavoro quotidiano dei media attivisti di Halab News, il canale di news indipendente di Aleppo. Un lavoro pericoloso, svolto nei luoghi degli scontri, sotto i bombardamenti. Sono passati quattro anni dall’inizio della guerra civile in Siria, eravamo nel marzo del 2011 quando sono cominciate le prime manifestazioni pubbliche per richiedere le dimissioni del presidente Bashar al-Assad, che il 3 giugno 2014 è stato riconfermato presidente nelle elezioni svolte nei territori controllati dal suo governo.
“Prima di essere media attivisti, siamo tutti ribelli, il nostro impegno nella rivoluzione si è evoluto nell’informazione”. Parla così il reporter Karam Al Halabi, uno dei protagonisti del prezioso documentario “Young Syrian Lenses” (52’) di Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti, sostenuto da Amnesty International sezione Italia.
Il film segue i giovani reporter, mostra le macerie causate dalle bombe lanciate dagli elicotteri delle forze armate del governo siriano, mostra un barile-bomba inesploso, gli stessi barili-bomba (armi non convenzionali) che il presidente Bashar ha sempre negato di usare contro i rivoluzionari (anche recentemente, 10 febbraio 2015, in una lunga intervista per la BBC) ma che diverse associazioni umanitarie accusano di essere state usate, come anche le armi chimiche contro i manifestanti all’inizio delle proteste. Il film mostra come la vita resiste, abituando le persone a persistere nelle condizioni più difficili. Mostra le conseguenze e le reazioni, gli immediati primi soccorsi al cadere delle bombe.
E ci fa vivere attraverso lo sguardo dei reporter, che sono i primi a muoversi assieme ai soccorsi quando c’è un attacco, quei momenti terribili fatti di paura, di dolore e indignazione mista a impotenza. Una bomba che cade non colpisce solo un obiettivo prefissato; distrugge, massacra e fa morti, feriti e mutilati tra i civili. Fa vivere in uno stato di continua tensione e malessere. E vedere tutto ciò ripreso da una videocamera, quando si è capaci di usarla come nel caso di questo documentario, è molto più forte e intenso di qualunque altro modo di trasmissione dei fatti, siano le fotografie o l’audio o le parole.
Lagattolla e Biagianti (di Ancona il primo, pesarese il secondo) hanno effettuato le riprese tra il 30 aprile e il 9 maggio 2014. Lo hanno fatto con competenza e serietà, rischiando molto. Il risultato finale entra di diritto nella schiera dei lavori (film documentari libri reportage) che devono essere sostenuti e mostrati a quante più persone possibile. Un documentario necessario, che serve a far capire ancora meglio la situazione in Siria. Guarda il trailer.
Questa sera, alle ore 21:00, al Cinema Azzurro di Ancona, il documentario sarà presentato alla presenza degli autori e del giornalista Amedeo Ricucci. (Luca Tortolini)